14 agosto 2019

La Seliciata di San Francesco in un disegno di Gaetano Ferri, incisa da Francesco Franceschini e stampata nel 1824


L'acquaforte, incisa da Francesco Franceschini (1760 ca.-1835 ca.) su disegno di Gaetano Ferri (1797-1836), è la numero 37 della Collezione di cinquanta vedute della città e contorni di Bologna. Realizzate da valenti autori, le vedute furono pubblicate dal 1820 al 1828 dagli editori Camillo (1-33) e Pietro (34-50) Guglielmini con l'intento di illustrare le bellezze di Bologna. Le tavole uscirono periodicamente (l'Avviso del 20 giugno 1820 ne prometteva una al mese) e furono vendute sia singolarmente che riunite in numero vario, in fascicoli con copertina editoriale di cartoncino grigio-bleu, su cui era stampato il titolo e il prezzo. Infine si ebbe la raccolta completa (In Bologna, Si spacciano nella Calcografia dell'Editore Pietro Guglielmini nella Piazza della Pace detta del Pavaglione al prezzo di Scudi V, [1820-1828]) che ritrae Bologna come la vide Leopardi, che vi abitò tra il 1825 e il 1830 (cf. Antonio Brighetti, Bologna nelle sue stampe. Vedute e piante scenografiche dal Quattrocento all'Ottocento, Bologna, Garisenda antiquariato, 1979, pp. 128-141). 

Immagine dalla pagina di badigit.comune.bologna.it da cui è possibile accedere alla scheda dell'opera da cui sono tratte le notizie qui pubblicate; informazioni sull'incisore e sul disegnatore da www.storiaememoriadibologna.it

8 luglio 2019

La facciata di San Francesco in una incisione di Pio Panfili anteriore al 1784

Pio Panfili
Veduta della chiesa di S. Francesco de' PP. Min. Conventuali in Bologna
(ante 1784)
incisione all'acquaforte su carta, 145x181 mm
Bologna, Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio, GDS, Cartone Panfili c. 21

Il Gabinetto disegni e stampe dell'Archiginnasio di Bologna conserva una raccolta di disegni  e stampe di Pio Panfili (1723-1812) tra cui una veduta della facciata di San Francesco col fianco settentrionale e le sue adiacenze. 

Scheda dell'opera alla pagina di badigit.comune.bologna.it da cui è tratta l'immagine qui pubblicata.

8 febbraio 2019

I corali di San Francesco al Museo Civico Medievale di Bologna

Ms 526, C104v 
Con la soppressione napoleonica di fine 700 e la conseguente chiusura di chiesa e convento e dispersione dei religiosi, da San Francesco vennero portati via anche gli antichi corali, databili dal XIII al XV secolo, oggi conservati al Museo Civico Medievale di Bologna.
Nel settembre 2018 occasione della X edizione del Festival Francescano, il Museo ha inaugurato la mostra Lodi per ogni ora curata da Massimo Medica in collaborazione con Paolo Cova e Ilaria Negretti. Nel comunicato stampa diffuso per l'occasione, i corali venivano così presentati:

Ms 526, F 84.2v
Fin dal Duecento l’illustrazione dei manoscritti ha costituito uno strumento espressivo essenziale per l’Ordine dei Frati Minori. Grazie alle scelte iconografiche e tematiche codificate dall'Ordine, le immagini dei libri francescani rappresentarono un elemento fondamentale per esaltare la figura del santo fondatore, offrendo una lettura in chiave strettamente cristologica della sua vita, che legittimava il ruolo di rinnovamento della Chiesa operato dalla congregazione francescana.Infatti, sfogliando le pagine di Antifonari e Graduali del XIII secolo spesso ricorrono le raffigurazioni della Predica agli uccelli e delle Stimmate come appare nel manoscritto 526, qui esposto insieme ad altri graduali (mss. 525, 527), realizzati intorno al 1280-85 per il convento di San Francesco a Bologna. A decorarli fu chiamato uno dei protagonisti assoluti della miniatura bolognese della seconda metà del Duecento, il cosiddetto Maestro della Bibbia di Gerona, così chiamato per aver decorato la celebre Bibbia oggi conservata presso la biblioteca capitolare della città catalana.
Ms 526, C98.2r
Se nell'episodio della Predica agli uccelli gli artisti potevano indugiare in ricerche di naturalismo espressivo, in quello delle Stimmate era possibile invece sperimentare effetti di grande drammaticità, come documenta l’analoga figurazione del graduale ms. 526, felice connubio tra le più sofisticate sperimentazioni pittoriche della tradizione bizantina e la veemenza espressiva di certa pittura toscana di questi anni.Nella serie di Antifonari (mss. 528, 529, 533), realizzata nei primissimi anni del Trecento a compimento del precedente ciclo di Graduali, il linguaggio ancora aulico del Maestro della Bibbia di Gerona rivive in talune figurazioni seguendo connotazioni più moderne che già lasciano presagire una conoscenza dei fatti nuovi della cultura giottesca (ciclo di affreschi della Basilica Superiore di Assisi), la cui diffusione dovette seguire inizialmente canali privilegiati all'interno dello stesso Ordine. 
Ms 526,  F62c C.N.B.
Tra le figure che si pongono a maggior confronto con l’artista fiorentino va annoverato Neri da Rimini che realizzò nel 1314, assieme al copista Fra Bonfantino da Bologna, l’antifonario ms. 540 destinato al convento francescano della città romagnola. Risale invece alla metà circa del XV secolo la serie di corali francescani (mss. 549 – 551, 553) che in parte recano entro alcuni capilettera calligrafici la firma di Guiniforte da Vimercate e la data 1449. La decorazione di questo ciclo, risultato della collaborazione di maestranze di estrazione lombarda e locale, venne coordinata dal bolognese Giovanni di Antonio il quale si riservò personalmente la realizzazione di alcune parti (ms. 551).Accanto a lui sono all'opera personalità bolognesi dalla parlata più corsiva (mss. 550, 551, 553), ma anche il Maestro del 1446 (ms. 549) considerato uno dei più abili interpreti dell’ultima stagione della miniatura tardogotica cittadina che ebbe proprio in questa serie liturgica francescana una delle sue più tardive manifestazioni.


26 gennaio 2019

L'incoronazione della statua dell'Immacolata di San Francesco per mano del Cardinale Giacomo Lercaro il 13 maggio 1962


A ricordo della visita della statua della Madonna di Fatima in San Francesco il 29 giugno 1959, i frati pensarono di far incoronare la statua dell'Immacolata venerata nella stessa chiesa, opera dello scultore bolognese Prudenzio Piccioli eseguita intorno al 1848. Si ipotizzò la data dell'8 maggio dell'anno successivo prevedendo il restauro della cappella per cui fu richiesto l'intervento dell'architetto Giorgio Trebbi. Si rese comunque necessario rimandare l'evento e la nuova data fu fissata per il 13 maggio 1962, nel quarantacinquesimo anniversario della prima apparizione della Vergine ai tre pastorelli in località Cova da Iria (Conca di Iria), vicino alla cittadina portoghese di Fatima.
La bolla del Capitolo Vaticano del 25 marzo 1962
La celebrazione fu accuratamente preparata dall'allora Ministro provinciale p. Stanislao M. Rossi che con i confratelli della comunità bolognese, coinvolse insieme alla cittadinanza, i frati dell'intera provincia religiosa con gli alunni dei seminari serafici, le fraternità del Terz'Ordine Francescano e i gruppi della Milizia dell'Immacolata.
Si fece istanza al Capitolo della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano di poter incoronare l'effige dell'Immacolata in nomine ipsius Capituli per mano dell'Arcivescovo metropolita di Bologna il Cardinale Giacomo Lercaro.
La corona d'oro, offerta dai frati, dai terziari francescani e dai militi dell'Immacolata di tutta la regione, fu realizzata dall'argentiere e cesellatore bolognese Enea Stefani, ha smalti azzurri e porta incastonate dodici gemme, che simboleggiano la celeste Gerusalemme di cui l'Immacolata è Regina (cf. Ap 21)

Così l'evento è raccontato a pagina 8 de L'Osservatore Romano del 18 maggio 1962
L'ingresso in Basilica del Cardinale Arcivescovo
«Il Cardinale Giacomo Lercaro Arcivescovo di Bologna, a nome del Capitolo Vaticano, ha posto sulla fronte luminosa dell'Immacolata venerata in San Francesco una corona d'oro, gemmata e semplice com'è la fede generosa del popolo bolognese.La solenne cerimonia votiva era stata preparata da un fervido Settenario e preceduta dalla Messa Pontificale del Porporato, in tutto il decoro liturgico e cantata dalla cappella salesiana del Sacro Cuore, diretta egregiamente dal maestro don Primo Chinellato. Partecipavano alle funzioni pontificali, anche pomeridiane, i vescovi di Guastalla Mons. Zampieri e di Triveneto Mons. Crivellari, O.F.M. fratello del predicatore del Settenario P. Fiorenzo, O.F.M.Conv.
La corona portata da un "fratino"
Nell'ora dell'incoronazione si ravvivava nel Cardinale il felice ricordo del giorno culminante l'Anno Mariano 1954, quando circondava di una corona di dodici stelle l'ispirata bronza statua dell'Immacolata, che domina la vasta piazza, ch'era detta Seliciata di San Francesco, quando venne eretta nel 1669, su disegno di Guido Reni.
Segnava sin d'allora la vittoria della Comunità, provata per il culto prematuro dei severi provvedimenti, a carico di eminenti religiosi, e dell'accademia che ne cantava per secoli le glorie. Già prima della metà del 1400 l'università bolognese, che aveva presso il tempio le sedi della medicina delle arti e del diritto, si recava ogni anno in San Francesco coi reggenti e consiglieri per la celebrazione della festa dell'Immacolata Concezione.
La bella statua oggi decorata della corona aurea è la seconda che la Comunità Francescana Conventuale commise nel 1830 al valente statuario Prudenzio Piccioli, quando poté ricostituirsi, dopo la soppressione napoleonica, presso la chiesa di San Gregorio in via Nazario Sauro: e poi fu trasferita in San Francesco nel 1841, quando la Basilica fu riaperta al culto.
Nel 1868 la seconda soppressione italica però la cacciò nuovamente, il convento venne requisito e la chiesa chiusa al culto. La statua fu portata come inutile alla Certosa, fra le cose morte e superate... Ma passò il periodo più radicale del laicismo contro gl'istituti religiosi, e venne il giorno del ritorno della candida Regina dei Minori, nella loro chiesa, nel 1888 mentre l'architetto Rubbiani ne iniziava il ritorno al suo primiero splendore originale: si conchiudeva così felicemente la sorte della seconda statua. La prima, bellissima opera d'arte della metà del settecento, fatta dal memorabile p. Sorazzi, era già sistemata dopo la prima soppressione in S. Petronio: accolta con sommo onore dal capitolo della perinsigne basilica, dopo breve sua permanenza in S. Martino, quando anche essa veniva soppressa quale chiesa di Religiosi. Il Cardinal Arcivescovo Opizzoni le consacrò un altare in una cappella, poi divenuta sontuosissima, dove tutt'ora ha grande venerazione.
L'odierna incoronazione ha un ricordo storico in un'opera quattrocentesca: la pala dell'altar maggiore di Pierpaolo e Iacobello delle Masegne: del 1398. Questi celebri artisti sono pure gli autori dell'Iconostasi di San Marco in Venezia.
Nella loro pala, al centro di quaranta statuine marmoree, rappresentanti apostoli e santi francescani sta la Vergine in gloria, alla destra del Figlio. La corona che Le impone fu soprapposta al capo della Vergine nel 1600 dal predicatore di S. Petronio: padre Gerolamo dei Nobili Paolucci di Forlì, cappuccino, per iniziativa cittadina, al termine della predicazione quaresimale.Il culto della città per l'Immacolata Concezione è documentato dalla statua a Lei innalzata nella piazza adiacente alla basilica, come sublime e perenne affermazione di amore. La luce di mille lampade ne ha coronato in tutto questo settenario la vittoria del Suo candore sui vecchi e nuovi errori. Ben si è potuto cantare con la Chiesa: «Godi o Maria Vergine perché tutte le eresie Tu hai vinto nel mondo universo». Ai vicini e ai lontani i due campanili del tre e quattrocento, dalle sue linee artistiche ingemmate di luci: e lo hanno diffuso dal piano ai colli con l'armoniosa eco dei suoi bronzi.
Su tutti i cittadini la commovente polifonia liturgica, e le esecuzioni classiche ha ricordato i grandi maestri fioriti in questo insigne cenobio: il Padre Martini, Maestro di Mozart e il P. Mattei, di Donizzetti, che hanno esaltato l'Immacolata, come i grandi teologi, loro confratelli.Tutto dava un senso di nostalgia alla vera musica, alle sue immortali armonie, e al vero culto dell'Immacolata Regina che ha fatto sentore in questi giorni un potente invito ad essere partecipi e collaboratori delle sue novelle Vittorie.
Degna corona pomeridiana della solennità è stato il congresso Mariano, che ha rivisto la basilica stipata della fiorente Milizia, e sotto le decine di vessilli ha rinnovato il giuramento di fedeltà e la promessa di attività alla sua coronata Regina.
All'ardente parola del Predicatore è seguita quella del presidente dell'Assemblea Mons. Angelo Zampieri.
Le acclamazioni ed i propositi, animati dal direttore regionale della milizia p. Luigi Faccenda, hanno suggellato il convegno, coronato infine dalla trina benedizione eucaristica di Mons. Zampieri, Vescovo di Guastalla.
Poi tutto il popolo si è riversato nel chiostro francescano ad ammirarvi la ricca mostra mariana e missionaria, facendo acquisti e offrendo il nome per generosa collaborazione».

Notizie e immagini dall'archivio della ex Provincia Bolognese dei Frati Minori Conventuali conservato presso il Convento San Francesco di Bologna. Circa Enea Stefani si veda la pagina di antichistrumentiorafi.it.

20 gennaio 2019

La statua dell'Immacolata di Prudenzio Piccioli (1848 ca) in San Francesco

 

La statua dell'Immacolata, collocata all'interno dell'omonima cappella già dedicata a san Bernardino, è opera dello scultore spilambertese Prudenzio Piccioli (1813-1883) che nel 1848 curò il restauro della quattrocentesca pala marmorea dell'altare maggiore, opera dei fratelli veneziani Pierpaolo e Jacobello Delle Masegne. Fu proprio in quegli stessi anni che il Piccioli realizzò la statua dell'Immacolata Concezione di dimensioni più che reali, «ispirata alla pittura del Sassoferrato». È attualmente posta entro una corona di nubi gotiche nella forma a mandorla (o vesica piscis) realizzata nel 1957 da Severino Gardesani su disegno di Guido Atti.
La statua fu commissionata dopo che, dopo le soppressioni del secolo precedente, nel 1819 i frati poterono riaprire al culto la Cappella Muzzarelli, ed esposta sull'altare maggiore con ai fianchi, in due nicchie, le statue di san Ludovico, re di Francia, e santa Elisabetta d'Ungheria, patroni del Terz'Ordine Francescano (oggi Ordine Francescano Secolare).
Con le nuove soppressioni del 1863 e il decreto prefettizio del 1866 che ordinava la nuova chiusura della chiesa e la sua destinazione ad uso militare, la venerata immagine fu trasferita nella chiesa di San Girolamo della Certosa. Da lì fu riportata in San Francesco dopo che nel 1877, in attesa del ripristino della chiesa, fu nuovamente riaperta al culto la vecchia sacrestia, la Cappella Muzzarelli appunto, che venne dedicata all'Immacolata. 
In occasione del restauro e parziale trasformazione del 1957 ad opera dello scultore scultore e plastificatore faentino Gaetano (Tano) Dal Monte (1916-2006), si ruppe la testa in gesso che fu rifatta in cartapesta (cf. lettera al p. Stanislao Rossi del 7 febbraio 1957). La statua fu solennemente incoronata dal Cardinale Giacomo Lercaro, arcivescovo metropolita di Bologna, il 13 maggio 1962.

La statua prima dell'intervento del 1956

Le notizie relative alla statua e al suo autore sono tratte dalla scheda di www.storiaememoriadibologna.it e da alcune note sul culto dell'Immacolata a Bologna redatte nel 1954 da p. Bartolomeo Casoni Dal Monte e conservate nell'archivio del convento. Per il restauratore si veda la pagina di www.ilbuonsenso.net. Si veda anche: Virgilio Davia, Cenni intorno al nuovo simulacro di Maria Santissima Immacolata opera dello scultore Prudenzio Piccioli che si venera nella Chiesa de' RR. PP. Minori conventuali di S. Francesco in BolognaBologna, Tip. alla volpe, 1848.

A lato la pianta della chiesa di San Francesco con indicata la posizione della "Cappella dell'Immacolata" (già di San Bernardino).

19 gennaio 2019

La Seliciata di San Francesco in una incisione di Pio Panfili anteriore al 1806

Pio Panfili
Veduta della Piazza detta la Seliciata di S. Franc[es]co in Bologna
(ante 1806)
incisione all'acquaforte su carta, 146x188 mm
Bologna, Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio, GDS, Cartone Panfili c. 4


Il Gabinetto disegni e stampe dell'Archiginnasio di Bologna conserva una raccolta di disegni e stampe di Pio Panfili (1723-1812) tra cui una veduta della cosiddetta seliciata di San Francesco, l'attuale Piazza Marcello Malpighi, col fianco orientale del complesso conventuale, l'abside e i campanili della chiesa e, sulla sinistra, la colonna dell'Immacolata.

Scheda dell'opera alla pagina di badigit.comune.bologna.it da cui è tratta l'immagine qui pubblicata.